Diritto

Cassazione: la scelta dell'inquadramento lavorativo dipende dalla qualità della prestazione professionale


La Corte di Cassazione con sentenza n°8376 del 27 aprile 2016 ha affermato che, ai fini della qualificazione di un rapporto di lavoro - autonomo o subordinato - occorre fare riferimento ai dati fattuali relativi alla prestazione svolta nel concreto piuttosto che alle sole volontà espresse dalle parti in sede di stipula del  contratto.

L'istante interpello, una disegnatrice d'interni laureata in architettura, ha stipulato con una società un contratto di collaborazione libero professionale per l'elaborazione e la realizzazione di progetti architettonici.

L'interessata ha in seguito denunciato la violazione e la falsa applicazione dell'art.2094 del codice civile, secondo cui si definisce prestatore di lavoro subordinato "chi si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell'impresa, prestando il proprio lavoro manuale o intellettuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore". 

Le volontà espresse tra le parti, sebbene non decisive ai fini della valutazione dell'inquadramento lavorativo, sono in questo caso di particolare rilevanza, giustificate dalla comune libertà di selezione dello strumento di regolazione della collaborazione ed in particolar modo dalla sostanziale qualità professionale della prestazione svolta.

La Cassazione ha dunque respinto il ricorso della contribuente.