Fisco

Nella lotta contro le frodi IVA occorre intensificare gli sforzi


Secondo la relazione della Corte dei conti europea n. 24/2015, diffusa in questi giorni, l’attuale sistema dell’Unione europea per combattere le frodi in materia di IVA intracomunitaria non è adeguato e risente della mancanza di dati e indicatori comparabili. L’Unione europea dispone di una serie di strumenti per combattere le frodi in esame, ma è necessario che gli stessi siano rafforzati o applicati in modo più sistematico attraverso l’intervento degli Stati membri, del Parlamento europeo e della Commissione europea.

Il mercato unico, istituito il 1º gennaio 1993, ha abolito i controlli alle frontiere per gli scambi intracomunitari. Poiché le transazioni aventi per oggetto beni e servizi a destinazione di altri Stati membri hanno continuato ad essere esenti da IVA nello Stato membro di origine vi è il rischio che tali operazioni restino detassate anche nello Stato membro di destinazione e, in tal caso, oltre alla perdita di gettito per gli Stati membri, l’IVA non riscossa incide sulle risorse proprie dell’Unione europea. Spesso le frodi nel campo dell’IVA sono connesse alla criminalità organizzata. Secondo Europol, si stima che ogni anno 40-60 miliardi di euro del mancato gettito IVA per gli Stati membri siano imputabili alla criminalità organizzata e che il 2% del suddetto importo sia all’origine dell’80% delle frodi intracomunitarie commesse dal cd “missing trader”.

Strumenti predisposti dall'Unione europea

L’Unione europea ha predisposto una serie di strumenti che gli Stati membri possono usare per combattere le frodi riguardanti l’IVA intracomunitaria, alcuni dei quali devono però essere rafforzati o applicati in modo più sistematica. Ad esempio:

  • nella maggior parte degli Stati membri visitati mancano controlli incrociati efficaci fra dati doganali e fiscali;
  • le autorità fiscali degli Stati membri condividono le informazioni sull’IVA, ma vi sono problemi per quanto riguarda l’esattezza, la completezza e la tempestività dei dati;
  • c’è scarsa collaborazione e vi sono sovrapposizioni di competenze fra autorità amministrative e giudiziarie preposte all’applicazione della legge.

Anche se la facoltà di approvare e attuare nuove norme spetta, in primo luogo, agli Stati membri, la Corte dei conti europea ha evidenziato che la Commissione UE dovrebbe:

  • promuovere uno sforzo coordinato, da parte degli Stati membri, per istituire un sistema comune per la raccolta di statistiche sulle frodi relative all’IVA intracomunitaria;
  • proporre emendamenti legislativi che consentano controlli incrociati efficaci fra dati doganali e dati IVA;
  • prendere iniziative e incoraggiare gli Stati membri a porre rimedio alle debolezze della rete Eurofisc;
  • incoraggiare gli Stati membri a coordinare meglio le proprie politiche in materia di inversione contabile (“reverse charge”);
  • puntare, nel contesto della valutazione delle modalità di cooperazione amministrativa, a migliorare la tempestività delle risposte degli Stati membri alle richieste di informazioni e l’affidabilità del sistema VIES;
  • rimuovere, assieme agli Stati membri, gli ostacoli di natura giuridica allo scambio di informazioni fra autorità amministrative e giudiziarie preposte all’applicazione della legge a livello nazionale e comunitario. In particolare, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) ed Europol dovrebbero avere accesso ai dati VIES ed Eurofisc e gli Stati membri dovrebbero trarre beneficio dalle informazioni da questi ricevute.

Per scoraggiare più efficacemente le attività illegali, la Corte dei conti europea ha sottolineato che il Consiglio UE dovrebbe approvare la proposta della Commissione sulla responsabilità solidale del fornitore per l’IVA non riscossa nello Stato membro di destinazione ed autorizzare la Commissione a negoziare e firmare accordi in materia di mutua assistenza con i Paesi in cui sono stabiliti la maggior parte dei fornitori di servizi digitali.

Infine, allo scopo di tutelare efficacemente gli interessi finanziari dell’Unione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio UE dovrebbero:

  • includere l’IVA nel campo di applicazione della Direttiva relativa alla lotta contro la frode e del Regolamento che istituisce la Procura europea;
  • fornire all’OLAF uno specifico mandato, nonché gli strumenti per espletare indagini sulle frodi relative all’IVA intracomunitaria.