Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro: non esiste se il dipendente cerca di farsi riassumere
La Corte di cassazione con sentenza n. 4589 del 27 febbraio 2014 ha affermato che non c'è risoluzione consensuale del rapporto lavorativo se il dipendente fa di tutto per farsi riassumere.
Il lavoratore che, cessato l'ultimo rapporto, si rechi presso il datore e chieda espressamente se esiste la possibilità, attraverso concorsi o altre modalità, di essere nuovamente assunto, ha il diritto di conservare il suo posto di lavoro.
Il caso in esame
La Corte di legittimità respinge il ricorso di una banca contro una sua dipendente: nello specifico la Corte d'appello di Cagliari aveva accertato la nullità dei contratti a termine tra le parti, sostenendo che tra la lavoratrice e l'istituto esistesse un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato: la lavoratrice aveva dunque il diritto di essere riassunta.
La Corte, inoltre, riteneneva che l'inerzia della lavoratrice, l'accettazione del TFR e le prestazioni lavorative fornite a favore di altri soggetti non consentissero di provare la sua volontà di risolvere il rapporto. La dipendente aveva infatti richiesto più volte di essere riassunta.